Alejandro e i pescatori di Tancay: il canto della memoria.

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Ci sono alcuni libri che hanno il raro dono di lasciare un segno indelebile in chi legge. Libri che ci affascinano e ci catturano sin dalle prime pagine per poi restituirci alla realtà impercettibilmente ma irrimediabilmente cambiati. Questo è senza dubbio il caso di Alejandro e i pescatori di Tancay, sorta di monologo/dialogo che l’anziano pescatore Don Morales intesse con il protagonista, Alejandro. Con le sue parole, il vecchio resuscita il ricordo di un mondo, quello dei pescatori di Tancay, ormai scomparso, i cui valori però rimangono vivi e attuali. La vicenda è ambientata nel porto di Chimbote, città nel nord del Perù che durante gli anni Sessanta divenne la capitale mondiale della pesca e dell’industria della farina di pesce. Il mare, principale e vero protagonista del romanzo, sta morendo avvelenato dai rifiuti delle fabbriche. Il terrorismo scuote e insanguina il Paese. Il microcosmo dei pescatori si sta disperdendo e sgretolando. Romanzo realista, documentale, allegorico o poema epico? Come ogni grande opera di narrativa Alejandro e i pescatori di Tancay è un mondo da esplorare e da scoprire. Al lettore, adesso, il compito di farlo.
Autore
Braulio Muñoz
 Back to: Sud America

Alejandro e i pescatori di Tancay: Memorie

di Braulio Muñoz

[Perù]

pag 128

Ci sono alcuni libri che hanno il raro dono di lasciare un segno indelebile in chi legge. Libri che ci affascinano e ci catturano sin dalle prime pagine per poi restituirci alla realtà impercettibilmente ma irrimediabilmente cambiati. Questo è senza dubbio il caso diAlejandro e i pescatori di Tancay dello scrittore e sociologo peruviano Braulio Muñoz.

Come si può evincere dal sottotitolo, questo è un libro di memorie. Il testo si costruisce attorno al monologo/dialogo che Don Morales, anziano pescatore, intesse con la figura, solo evocata, del protagonista, Alejandro. Con le sue parole, il vecchio resuscita il ricordo di un mondo, quello dei pescatori di Tancay, ormai scomparso, i cui valori però rimangono vivi e attuali. La vicenda è ambientata durante gli anni Ottanta, nel porto di Chimbote, città nel nord del Perù, che durante gli anni Sessanta divenne la capitale mondiale della pesca e dell’industria della farina di pesce. Il mare, principale e vero protagonista del romanzo, sta morendo avvelenato dai rifiuti delle fabbriche.

Il terrorismo scuote e insanguina il Paese. Il microcosmo dei pescatori, che era riuscito a sopravvivere al margine della frenetica attività del porto, mantenendo un rapporto quasi simbiotico con il mare, si sta disperdendo e sgretolando. Durante la notte l’anziano pescatore, Don Morales, inizia a ricostruire per Alejandro, tornato a Chimbote dopo anni di latitanza in circostanze che il lettore scoprirà a poco a poco, le storie di Tancay. Emergono così le vicende dei suoi abitanti, le loro speranze e i loro dolori, ma soprattutto i valori e i secolari saperi che le hanno ispirate: il rapporto armonioso e rispettoso con il mare e le sue creature, il senso della misura e del limite e, soprattutto, la consapevolezza, riassunta splendidamente dal racconto degli esploratori inca e dei pozzi nel deserto, che la conservazione e il rispetto dell’ambiente sono gli unici mezzi per garantire la propria sopravvivenza. Nel testo, attraverso l’efficace metafora del “Cuore Puro”, etica ed ecologia vengono fatti coincidere. Rispettare e prendersi cura del mondo in cui si vive significa rispettare e prendersi cura di se stessi e della comunità a cui si appartiene. Nell’universo dei pescatori, ogni eccesso e ogni infrazione a questa norma aurea comporta un richiamo e una sanzione, a volte anche fatale, da parte della collettività e di una natura popolata da presenze segrete e soprannaturali; è questo il caso per esempio della storia dei due gemelli Paulo e Hermelindo, che, ostinandosi a pescare più pesce di quello a loro necessario, vanno incontro a un tragico destino. In questa visione anche gli animali acquistano uno spessore e una dignità inaspettati, divenendo veri e propri exempla di etica e moralità. Valga per tutti l’episodio quasi evangelico della cagna Carmela e del suo inossidabile amore per un padrone che cerca di eliminarla in ogni modo. Sullo sfondo di una realtà agonizzante e di una società in disgregazione a causa dell’avarizia e dell’amoralità di un potere economico sempre più anonimo e aggressivo, celebrare le vicende dei pescatori e la loro filosofia di vita, appare come un atto profondamente sovversivo. Un collettivo atto di resistenza contro una modernità feroce e pervasiva che avvelena e distrugge l’uomo, i suoi legami comunitari, e il mondo che lo circonda. L’elegia diviene in ultima istanza un’iniziazione e un monito per tutti noi. Così facendo, la vicenda reale e concreta di un gruppo di pescatori delle coste del Perù si universalizza e si trasforma in efficace metafora della contemporaneità e dei suoi mali.

I meriti di Alejandro e i pescatori di Tancay non si esauriscono però solo sul piano contenutistico e tematico. Come ha scritto lo stesso autore, il primo e più importante compito che uno scrittore deve affrontare è quello di trovare la voce adeguata per raccontare la propria storia; una voce che possa sedurre il lettore e fargli intraprendere l’esplorazione dei labirinti del suo mondo narrativo. Un compito, questo, che Braulio Muñoz ha saputo, dopo un durissimo lavoro di riscrittura e rielaborazione, portare brillantemente a termine. La prosa agile e asciutta, fatta di periodi essenziali ed efficaci, conferisce al testo un ritmo e una scorrevolezza che incantano e affabulano. Non si deve inoltre dimenticare che l’autore, per scongiurare qualsiasi rischio di involontaria gerarchizzazione tra la sua voce e quella dei suoi personaggi, ha fatto in modo che essi si esprimessero nel testo nella maniera più veritiera e diretta possibile. Nel corso degli anni Novanta Braulio ha passato quasi tutte le sue estati in compagnia dei pescatori, raccogliendo espressioni, cadenze, modi di dire e addirittura leggendo loro di volta in volta brani del romanzo. Questo ha fatto sì che lingua abbia acquisito l’innegabile sapore e il fascino delle narrativa orale. In ogni periodo, in ogni espressione, si avverte la presenza viva e vibrante della voce, delle sue cadenze, delle sue sinuosità, dei suoi ripensamenti e della sua circolarità. Gli uomini e la natura divengono nel testo entità concrete e pulsanti.

La prosa di Muñoz risuona del rumore del vento, delle onde, del canto degli uccelli e del guizzo dei pesci. Grazie anche al sapiente lavoro della traduttrice Francesca Bianchi, il lettore non potrà non provare la sensazione di trovarsi di persona a Chimbote ad ascoltare dalla voce crepitante e pastosa di Don Morales le storie del porto e dei suoi abitanti.

Romanzo realista, documentale, allegorico o poema epico? Come ogni grande opera di narrativa, Alejandro e i pescatori di Tancay è un mondo da esplorare e da scoprire. Al lettore, adesso, il compito di farlo.

 

AUTORE

Braulio Muñoz (Chimbote1946) è uno scrittore peruviano.

È nato nella regione di Chimbote, in Perù, nel 1946. Adesso vive negli Stati Uniti dove è professore di Sociologia nel Swarthmore College, in Pennsylvania. È autore di diversi studi di psicologia, sociologia, filosofia, letteratura. Nell'ambito della critica letteraria vanno ricordati i lavori su Arguedas, sull'indigenismo (Huairapamushcas. La búsqueda de identidad en la novela indigenista ispanoamericana) e il libro sul noto scrittore peruviano Vargas Llosa: A Storyteller: Mario Vargas Llosa between civilization and barbarism. Il suo primo romanzo è Alejandro y los pesacadores de Tancay (tr.it. 2006Alejandro e i pescatori di Tancay), pubblicato nel 2004 e giunto alla quarta edizione. Muñoz scrive anche in inglese; l'ultima opera narrativa ha per titoloThe Peruvian Notebooks (tr. it. 2009 Quaderni peruviani). Attualmente sta lavorando ad un nuovo romanzo sulla storia degli ultimi trenta anni del Perù.

brossura
lIbro nuovo

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