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Una telefonata ... le chiedono di tornare a Esquel, suo paese natale in Patagonia. Agosto è il racconto di un viaggio, non però il consueto viaggio iniziatico. Al contrario: in questo viaggio nulla inizia, nulla è sospinto verso il futuro, è il passato che ritorna per mettere in discussione un presente stabile ma insoddisfacente.
Ci sono alcuni libri che hanno il raro dono di lasciare un segno indelebile in chi legge. Libri che ci affascinano e ci catturano sin dalle prime pagine per poi restituirci alla realtà impercettibilmente ma irrimediabilmente cambiati. Questo è senza dubbio il caso di Alejandro e i pescatori di Tancay, sorta di monologo/dialogo che l’anziano pescatore Don Morales intesse con il protagonista, Alejandro. Con le sue parole, il vecchio resuscita il ricordo di un mondo, quello dei pescatori di Tancay, ormai scomparso, i cui valori però rimangono vivi e attuali. La vicenda è ambientata nel porto di Chimbote, città nel nord del Perù che durante gli anni Sessanta divenne la capitale mondiale della pesca e dell’industria della farina di pesce. Il mare, principale e vero protagonista del romanzo, sta morendo avvelenato dai rifiuti delle fabbriche. Il terrorismo scuote e insanguina il Paese. Il microcosmo dei pescatori si sta disperdendo e sgretolando. Romanzo realista, documentale, allegorico o poema epico? Come ogni grande opera di narrativa Alejandro e i pescatori di Tancay è un mondo da esplorare e da scoprire. Al lettore, adesso, il compito di farlo.
«Cos’è un uomo senza memoria?» scrisse Daniel sul quaderno degli appunti che era diventato una specie di diario. «Che cos’è un uomo che non si riconosce più in nessun tempo, in nessun luogo, in nessun volto?»
Tra i detriti di una vita intera affiorano ricordi sbocconcellati, brandelli di emozioni e sbiaditi ritratti di una famiglia ideale.
Insieme a Fernando e a Carlos, un piccolo amico salvadoregno, Vanja attraversa gli Stati Uniti alla ricerca del padre biologico e delle proprie radici, finendo con il reimpossessarsi della sua storia nel momento stesso in cui questa smetterà per lei di avere importanza.
Santa Ana è una polverosa cittadina del nord del Messico nota per l’industria mineraria e per avere una delle poche giunte progressiste del Paese. Gli ultimi due capi della polizia sono stati uccisi e il nuovo sindaco non trova nessuno che voglia rischiare la vita per ricoprire l’incarico.
Decide così di sparigliare le carte e nomina José Daniel Fierro, celebre scrittore di romanzi gialli e convinto democratico, nuovo capo della polizia.
Spera, infatti, che la grande popolarità dello scrittore gli eviti di fare la fine dei suoi predecessori.
Luiz Ruffato, in un commovente monologo epistolare, racconta il passato recente del suo paese (Brasile) attraverso lo sguardo ingenuo, caparbio e generoso di suo fratello Célio.
Borges al suo meglio... Un falso paese scoperto "nelle pagine di un'enciclopedia plagiaria", Uqbar, e un pianeta immaginario, Tlön, "labirinto ordito dagli uomini" ma capace di cambiare la faccia del mondo; il "Don Chisciotte" di Menard, identico a quello di Cervantes eppure infinitamente più ricco; il mago che plasma un figlio nella materia dei sogni e scopre di essere a sua volta solo un sogno; l'infinita biblioteca di Babele, i cui scaffali "registrano tutte le possibili combinazioni dei venticinque simboli ortografici... cioè tutto ciò ch'è dato di esprimere, in tutte le lingue" e che sopravviverà all'estinzione della specie umana; il giardino dei sentieri che si biforcano; l'insonne Funes, che ha più ricordi di quanti ne avranno mai tutti gli uomini insieme.
Si aggira come un’ombra in una Parigi innevata: è un serial killer che in nove mesi ha ucciso ventisette vecchiette seminando il panico in città. Eppure le vittime sembrano aprirgli spontaneamente la porta e addirittura servirgli la cena o un aperitivo, prima di essere torturate e uccise senza pietà.
Nell’undicesimo arrondissement viene istituito un ufficio speciale dell’Anticrimine affidato al commissario Morvan; ma le indagini languono finché un frammento di carta non sembra metterlo sulla giusta strada.
Questa è la storia del “mostro della Bastiglia” di cui Pichón, tornato in Argentina dopo vent’anni passati a Parigi, è stato testimone e che ora racconta ai suoi amici Tomatis e Soldi, che nel frattempo lo coinvolgono nel misterioso caso di un romanzo anonimo, ritrovato tra le carte di uno scrittore.
Un manoscritto straordinario arriva in casa editrice. La redazione rimane in- cantata da quelle pagine magistrali e l’editore decide di inviarlo a una fondazione svedese. Anche loro concordano: è un capolavoro e va pubblicato subito. C’è solo un particolare che rimanda il lieto fine di questa fiaba letteraria. Il romanzo non è firmato e sulla busta non c’è il mittente. L’unico indizio è il timbro apposto dall’ufficio postale di Penuria, un paesino dell’entroterra uruguayano.
Entra così in scena il protagonista di Lascia fare a me, uno scrittore squattrinato al quale l’editore affida la delicata missione di rintracciare il misterioso autore in cambio di una lauta ricompensa. Ritmo vertiginoso, situazioni kafkiane e dialoghi all’altezza del miglior Woody Allen sono gli ingredienti di Lascia fare a me, uno dei libri più divertenti di un narratore inclassificabile e “raro” come Levrero.
L’ultimo libro di Juan José Saer narra gli infiniti luoghi del tempo, dello spazio, dell’immaginazione. Una pigra sedia a sdraio in fondo a un cortile, la vivacità di un mercato di Vienna il sabato mattina, la nascita della filosofia al tavolo di una trattoria greca, l’enigma dell’universo nella voce di un cantore, la cospirazione del caso attraverso l’unica copia di un video pornografico, o Elena di Troia colpita da un raggio di sole e trasfigurata in pura luce. La costruzione di mondi autonomi attraverso racconti universali e autosufficienti che contengono in sé la loro verifica – questioni ricorrenti nella poetica di Saer – è colta qui con nitida intensità.
un’esilarante parodia del mondo del calcio, celebrato per la sua dimensione mitica e ridicolizzato per i suoi eccessi grotteschi e paradossali. Ma è anche il manifesto di quel gusto per l’ironia e lo humor che fece dire a Fontanarrosa: «Non aspiro al Nobel per la Letteratura. Mi considero più che soddisfatto quando qualcuno si avvicina e mi dice: “Me la sono fatta sotto dalle risate, col tuo libro”».
Patagonia ciuf ciuf è allo stesso tempo un romanzo noir e una narrazione caustica e umoristica sulla realtà argentina che scorre rapida sui binari della Patagonia.
Penultimo nome di battaglia è una raffinata indagine psicologica sul crimine e sulla personalità del criminale, costruita in modo magistrale. Un romanzo appassionante che getta uno sguardo lucido sull'origine del male nell'essere umano, una scioccante evocazione dei momenti più bui della recente storia argentina.
"Contro-romanzo", "cronaca di una follia", "il buco nero di un enorme imbuto", "un grido di allerta", "una specie di bomba atomica", "un appello al disordine necessario": con queste e altre espressioni venne salutato al suo apparire, nel 1963, "Rayuela", uno dei capolavori del Novecento che ha cambiato la storia del romanzo e la vita delle persone che lo hanno letto.
Un romanzo straordinario, caustico e commovente. Un piccolo capolavoro che racconta la vita ai tempi del permesso di soggiorno e ci dice chiaramente cosa stiamo diventando.
Manguel costruisce una magnifica novella sugli ultimi giorni di Robert Louis Stevenson a Samoa. Il famoso scrittore incontra nel caldo crepuscolo dell’isola un altro straniero, un predicatore sbarcato da Edimburgo, città natale di Stevenson. Il passato riaffiora e si confronta con la rigida religiosità del predicatore. L’atmosfera del racconto è scossa da un delitto. Una ragazza del luogo viene violentata e uccisa. Il cappello di Stevenson viene trovato accanto al corpo. Chi è il misterioso Hyde che si nasconde dietro al nuovo dottor Jekyll? Il predicatore Baker o Stevenson stesso? O un doppio che mescola all’austera cultura scozzese la radiosa e ardente natura tropicale? I piani del racconto si sovrappongono con maestria, intrecciando finzione e realtà, la forza della natura e la fragilità della vita, i sogni e il delitto.
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